Politiche interne come imperatore
Traiano divinizzò Nerva e incluse il suo nome nel suo titolo imperiale. Nel 114 pose prima del suo titolo Augusto l’aggettivo Optimus (”Migliore”). Questo era senza dubbio inteso, ricordando gli epiteti Optimus Maximus, applicati a Giove, per presentare Traiano come rappresentante del dio sulla terra. Traiano era un sovrano molto più attivo di Nerva era stato durante il suo breve regno., Invece di tornare immediatamente a Roma per accettare dal Senato i poteri imperiali, rimase per quasi un anno sui fiumi Reno e Danubio, sia per fare i preparativi per una campagna in arrivo in Dacia (moderna Transilvania e Romania) o per assicurarsi che la disciplina fosse ripristinata e le difese rafforzate. Inviò ordini a Roma per l’esecuzione dei pretoriani che avevano costretto Nerva a giustiziare i cospiratori che lo avevano portato al trono., Ha dato ai soldati solo la metà dei doni in denaro consueti all’adesione di un nuovo imperatore, ma in generale, ha trattato in modo equo, se rigorosamente, con gli eserciti.
Quando tornò a Roma nel 99, si comportò con rispetto e affabilità verso il Senato. Fu generoso con la popolazione di Roma, alla quale distribuì notevoli doni in denaro, e aumentò il numero di cittadini poveri che ricevevano grano gratuito dallo stato. Per l’Italia e le province, rimise l’oro che le città avevano abitualmente inviato agli imperatori al momento della loro adesione., Ha anche diminuito le tasse ed è stato probabilmente responsabile di un’innovazione per la quale Nerva è dato credito—l’istituzione di fondi pubblici (alimenta) per il sostegno dei bambini poveri nelle città italiane. Tali dotazioni erano state precedentemente stabilite in Italia da privati, in particolare dall’amico intimo di Traiano, l’oratore e statista Plinio il Giovane, per la sua nativa Comum (moderna Como) nell’Italia settentrionale.
Per l’amministrazione delle province, Traiano cercò di assicurarsi funzionari competenti e onesti., Mandò almeno due governatori speciali nelle province le cui città avevano sofferto difficoltà finanziarie. Uno era Plinio il Giovane, che spedì in Bitinia-Ponto, una provincia sulla costa settentrionale dell’Asia Minore. Le lettere scambiate tra Plinio e Traiano durante i due anni del governatorato di Plinio sono conservate come il decimo libro della sua corrispondenza. Costituiscono una fonte importantissima per l’amministrazione provinciale romana.,
In uno scambio, Plinio chiese a Traiano come gestire la rapida diffusione della setta dei cristiani, che, rifiutandosi di conformarsi alle normali pratiche religiose, soffrivano di grande impopolarità ma erano, per quanto Plinio potesse vedere, innocui. Nella sua risposta, un modello di giudiziosità, Traiano consigliato Plinio di non furet fuori cristiani né di accettare accuse non supportate e di punire solo coloro il cui comportamento è stato ostentatamente recalcitrante., Chiaramente ai tempi di Traiano il governo romano non aveva ancora (e, anzi, non avrebbe avuto per un altro secolo) alcuna politica di persecuzione dei cristiani; l’azione ufficiale si basava sulla necessità di mantenere un buon ordine, non sull’ostilità religiosa. La corrispondenza illustra anche la spesa dispendiosa delle città per edifici sontuosi e la competizione per gli onori comunali, un’indicazione che le finanze dell’impero stavano già iniziando a mostrare tendenze inflazionistiche.,
Traiano intraprese o incoraggiò vaste opere pubbliche nelle province, in Italia e a Roma: strade, ponti, acquedotti, la bonifica delle terre desolate, la costruzione di porti ed edifici. Esempi impressionanti sopravvivono in Spagna, in Nord Africa, nei Balcani e in Italia. Roma, in particolare, fu arricchita dai progetti di Traiano. Un nuovo acquedotto ha portato l’acqua dal nord. Sulla collina dell’Esquilino fu eretto uno splendido complesso balneare pubblico e un magnifico nuovo foro fu progettato dall’architetto Apollodoro di Damasco., Comprendeva una piazza porticata al centro della quale sorgeva una colossale statua equestre dell’imperatore. Su entrambi i lati, i colli Capitolino e Quirinale sono stati tagliati per la costruzione di due emicicli in mattoni, che, ciascuno salendo a più piani, fornito strade di negozi e magazzini.
Dietro il nuovo foro c’era una sala pubblica, o basilica, e dietro di essa una corte fiancheggiata da biblioteche per libri greci e latini e sostenuta da un tempio. In quella corte sorgeva la Colonna di Traiano ancora in piedi, un’opera d’arte innovativa che commemorava le sue guerre daciche. La sua base cubica, decorata con rilievi di cumuli di armi catturate, ricevette in seguito le ceneri di Traiano. La colonna stessa è circondata da un continuo rilievo a spirale, raffigurante scene delle due campagne daciche., Questi forniscono un commento sulle campagne e anche un repertorio di armi romane e daciche, armature, edifici militari e scene di combattimento. La statua di Traiano in cima alla colonna fu rimossa durante il Medioevo e sostituita nel 1588 dall’attuale di San Pietro.