I governi spesso violano il diritto alla libertà di riunione come metodo per sopprimere il dissenso e le voci critiche. Il diritto alla protesta pacifica è infatti una componente fondamentale del diritto di riunirsi pacificamente. Tuttavia, in molte circostanze, i manifestanti pacifici sono soggetti ad arresto, violenza, minacce o intimidazioni.,

In alcuni casi, le disposizioni legali criminalizzano gli organizzatori e coloro che partecipano a assemblee pacifiche, e in altri casi, le interpretazioni della legge possono essere manipolate per legittimare l’arresto di manifestanti pacifici. Tecniche di intimidazione come queste spesso generano una cultura di autocensura.

Le violazioni del diritto alla libertà di riunione hanno quindi gravi implicazioni per la società, in quanto negano un dialogo aperto e pluralistico e reprimono una delle misure fondamentali della società civile per sfidare le autorità.,

Inoltre, sempre più Stati stanno cercando di bloccare i social media e gli strumenti di comunicazione, per ostacolare l’organizzazione delle proteste. Tali restrizioni non dovrebbero essere consentite.

Gli Stati devono astenersi dall’usare pretesti per limitare abusivamente il diritto di protestare, ad esempio attraverso un uso improprio delle misure anti-terrorismo o di sicurezza nazionale. Piuttosto, dovrebbero facilitare l’accesso allo spazio pubblico e garantire il regolare svolgimento delle proteste, senza indebito uso della violenza da parte delle forze dell’ordine.,

I quadri giuridici dei Paesi devono contenere disposizioni efficaci, chiare e ragionevoli sul diritto di protesta; le limitazioni dovrebbero essere l’ultima risorsa. Il diritto di protestare risiede nel riconoscimento e nella protezione dei diritti che includono le libertà di espressione e di opinione, l’associazione e l’assemblea pacifica.

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