v.
1. Per programmare un computer in modo intelligente, virtuosistico e magico. I normali fantini del computer scrivono semplicemente programmi; l’hacking è il dominio dei poeti digitali. L’hacking è un’arte sottile e probabilmente mistica, in parti uguali arguzia e abilità tecnica, che è raramente apprezzata dai non hacker. Vedi hacker.
2. Per entrare nei sistemi informatici con intenti malevoli. Questo senso del termine è quello che è più comunemente sentito nei media, anche se il senso 1 è molto più fedele al suo significato originale., Contrariamente all’idea sbagliata popolare, questo tipo di hacking richiede raramente intelligenza o abilità tecnica eccezionale; la maggior parte dei cosiddetti hacker “black hat” si basano su tecniche di forza bruta o sfruttano debolezze note e l’incompetenza degli amministratori di sistema.
3. Jury-rig o improvvisare qualcosa di inelegante ma efficace, di solito come una soluzione temporanea a un problema. Vedere sostantivo senso 2.
n.
1. Un risultato tecnico intelligente o elegante, soprattutto uno con una piega giocosa o scherzosa., Una routine intelligente in un programma per computer, in particolare uno che utilizza strumenti per scopi diversi da quelli per cui erano destinati, potrebbe essere considerato un hack. Gli studenti delle università tecniche, come il MIT, sono famosi per eseguire hack elaborati, come smontare l’auto del preside e poi rimontarla all’interno della sua casa, o trasformare un edificio di quattordici piani in un gigantesco gioco Tetris posizionando pannelli di illuminazione controllati dal computer nelle sue finestre.
2., Una soluzione temporanea, truccata dalla giuria, specialmente nei campi della programmazione e dell’ingegneria informatica: l’equivalente tecnico del chewing gum e del nastro adesivo. Confronta con kludge.
3. Un professionista economico, mediocre o di seconda categoria, specialmente nei campi del giornalismo e della letteratura: un ciarlatano o incompetente.